23 Marzo 2017
Mense scolastiche in Italia: la top 10 all’insegna della qualità

Mense scolastiche italiane: la ristorazione collettiva per bambini e ragazzi può e deve essere all’insegna della qualità. Lo dimostra una recente classifica stilata dall’associazione Foodinsider, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento i menù proposti agli studenti, in modo da esprimere una valutazione in termini di effettivo rispetto dei parametri delle Linee Guida della ristorazione scolastica e le recenti raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

L’intero podio è occupato da scuole del Nord d’Italia: l’ambita medaglia d’oro l’ha conquistata Cremona, grazie al menù predisposto dal settore Politiche educative del Comune per le scuole primarie statali. Un primato ottenuto grazie a elementi fondamentali: grande varietà di cereali (non solo pasta e riso ma anche orzo e farro), presenza equilibrata di carni bianche e rosse, niente insaccati e molto pesce. Fiore all’occhiello della proposta cremonese, non solo la merenda a base di frutta ma anche piatti particolari come la pasta con broccoli e mandorle. Al secondo posto si è piazzata Trento, con un menù incentrato su alimenti biologici e verdura, prestando grande attenzione alla qualità delle materie prime. Medaglia di bronzo per Rimini e il suo occhio di riguardo alle tradizioni locali: tra i piatti pensati per i bambini, i classici passatelli in brodo e la casatella romagnola. Bergamo, seppur giù dal podio, vince una menzione d’onore per la trasparenza. Troppo spesso, infatti, i menù delle mense scolastiche sono a dir poco nebulosi dal punto di vista dell’indicazione della provenienza delle materie prime. Al contrario, il capoluogo bergamasco si contraddistingue nell’offrire una vera e propria legenda utile a capire l’origine degli alimenti proposti: dalla produzione propria (PP) fino all’ingrediente regionale (IR).

 

Tra le altre classificate, Mantova, Fano, Bergamo, Jesi, Udine, Modena e Perugia. Tutti esempi brillanti di come la ristorazione collettiva, in particolare nelle scuole italiane, possa essere un modello di sostenibilità economica senza rinunciare a un giusto equilibrio nutrizionale e a un’attenzione speciale alla filiera alimentare.

 

Soprattutto per i più piccoli, il momento dei pasti a scuola è fondamentale, un’occasione preziosa per provare nuovi sapori e imparare a scegliere i cibi in maniera corretta. Da una recente indagine di Cittadinanzattiva, è emerso che addirittura 2 bambini su 3 amano mangiare a scuola; tuttavia, solo 1 su 10 finisce tutto ciò che ha nel piatto. Da qui, l’esigenza di estendere a livello nazionale i programmi anti-sprechi già realtà in diversi Paesi del mondo, e che in Italia, purtroppo, vengono applicati ancora a macchia di leopardo.