2 Agosto 2016
Aumentano i veg in Italia. Una proposta di legge per mense più green

Pasta, pizza, formaggi, salumi, dolci. La varietà e la qualità delle pietanze italiane è fuori discussione, gli italiani amano il buon cibo e quando siedono a tavola fanno sempre sul serio. Per questo motivo rinunciano con difficoltà alla cultura gastronomica nazionale e guardano con sospetto a mode e novità culinarie d’importazione. Eppure, dati alla mano, non si può negare il crescente successo della dieta vegetariana e vegana all’ombra del tricolore. Che si tratti di adesione a mode passeggere d’oltreoceano o di meditate decisioni etiche o salutistiche, secondo il Rapporto Italia 2016 dell’Eurispes, gli italiani che si professano vegetariani o vegani si attestano all’8% della popolazione, in moderato ma costante aumento. In particolare, il 7,1% degli italiani ha rinunciato a carne e pesce, quasi l’1% invece – nel 2015 erano appena lo 0,2% della popolazione – ha deciso di fare a meno anche di tutti i derivati di origine animale.

 

Il mondo dunque cambia e l’Italia, a suo modo e con i suoi tempi, vi si adegua. Non solo i consumatori, ma anche la classe politica non resta a guardare e si mobilita – soprattutto la componente femminile – senza distinzione di colore o appartenenza politica. Monica Cirinnà fa seguire i fatti alle parole e, dopo aver apposto la sua firma sull’introduzione delle unioni civili, lega il suo nome a una nuova proposta di legge a sostegno della dieta vegetariana e vegana che, dichiara, «rappresenta un importante passo per bandire dalla nostra vita la violenza verso miliardi di animali e verso l’ecosistema». Il disegno di legge riprende i contenuti di un precedente progetto presentato dall’ex ministro Brambilla, e prevede l’obbligatorietà di menù vegani e vegetariani, provvisti di caratteristiche nutrizionali complete, in tutte le mense pubbliche e private in Italia. E non è finita qui, il disegno prevede l’insegnamento di elementi di nutrizione, gastronomia e ristorazione vegetariana e vegana negli istituti alberghieri, e destina una quota non inferiore al 10% dei fondi dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti a progetti di alimentazione green.

 

Qualora il progetto dovesse trasformarsi in legge i ristoratori dovranno prestare molta attenzione ad adeguarsi alle nuove disposizioni. In caso di violazione, infatti, rischiano sanzioni amministrative sino a 18.000 euro, oltre alla sospensione della licenzia di esercizio per trenta giorni lavorativi.